La Confraternita di Misericordia di Antignano aderisce alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia organizzazione che riunisce oggi oltre 700 confraternite, alle quali aderiscono circa 670 mila iscritti, dei quali oltre 100 mila sono impegnati permanentemente in opere di carità (i confratelli cosiddetti “attivi”).
Le Misericordie sono diffuse in tutta la penisola e la loro azione è diretta, da sempre, a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, con ogni forma di aiuto possibile, sia materiale che morale.
Attualmente le Misericordie operano in molteplici e complessi servizi nell’ambito socio-sanitario, avvalendosi di strutture moderne e di oltre 2500 automezzi.
- I principali settori di intervento sono:
- Trasporti sanitari e sociali
- Emergenza/urgenza e pronto soccorso 118-112
- Protezione Civile, con gruppi attrezzati e specificamente addestrati
- Onoranze funebri
- Gestione cimiteriale
- Gestione di ambulatori specialistici
- Gestione di case di riposo
- Assistenza domiciliare ed ospedaliera
- Telesoccorso e teleassistenza
- Assistenza a carcerati, anziani, immigrati, portatori di handicap, tossicodipendenti, malati di AIDS
- Prevenzione dell’usura
- Consultori familiari
- Servizio di telefono amico
- Raccolte di aiuti e missioni umanitarie internazionali
- Formazione professionale e non
- soccorso in mare
- soccorso con unità cinofile
- maxiemergenze sanitari e presidi di pronto intervento
La Confraternita Misericordia di Antignano è associata alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia avente sede in Firenze, accettandone lo statuto e costituendone la rappresentanza locale.
Ferma l’autonomia giuridica, patrimoniale ed amministrativa della Confraternita, la partecipazione del Sodalizio alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia implica per tutti gli iscritti della Misericordia di Antignano la spirituale appartenenza alla grande famiglia dei Confratelli delle Misericordie d’Italia, rappresentata dalla Confederazione stessa, nonché l’impegno di mobilitazione caritativa in caso di necessità.
- La storia delle misericordie
Le radici del Movimento delle Misericordie affondano nel pieno Medioevo e si sviluppano sulle vicende della città di Firenze. Nel periodo della fioritura del sistema dei comuni, l’accentuarsi della lotta fra Impero e Papato, e il perpetrarsi dei riflessi che la scissione fra Chiesa Cristiana e Chiesa Ortodossa, si formano varie Compagnie o Fraternite allo scopo di richiamare gli uomini verso quelle più alte verità che il Vangelo insegnava.
Fu proprio in questo momento storico così convulso che prese vita una delle prime Compagnie volte all’esercizio effettivo della carità.
Secondo la tradizione, la prima Misericordia, quella di Firenze, venne fondata nel 1244 dal frate domenicano Pietro da Verona, poi divenuto Santo con il titolo di Pietro Martire.
Pietro da Verona giunge a Firenze sul finire del 1244, sotto il pontificato di Innocenzo IV. L’intensa attività di Fra Pietro rafforza la posizione della Chiesa cittadina e il frate lascia Firenze, ritenuta ormai fedele, verso la fine del 1245.
La “Società della Fede”, da lui creata, perde così la sua funzione e sciogliendosi dà vita a tre Compagnie:
La Compagnia della Vergine, poi detta di San Pier Martire
La Compagnia del Bigallo
La Compagnia della Misericordia
Fra Pietro verrà ucciso da eretici patarini nel 1252 e dichiarato Santo nel 1253.
Questa ricostruzione dei fatti che dettero vita alla prima Misericordia purtroppo non dispone dei documenti originari, perduti, sembra, a causa della rovinosa alluvione del 1557, ricevendo una conferma soltanto dai documenti amministrativi del secolo successivo.
Fra Pietro comprende bene le potenzialità offerte dall’ associazionismo spontaneo dei fedeli, ma l’informalità, l’assenza di Statuti redatti in conformità ai principi stabiliti della Chiesa, espone al rischio di eresia queste forme di aggregazione, tantopiù che il IV Concilio Lateranense del 1215, voluto da Papa Innocenzo III per contrastare l’eresia patarina, aveva fissato limiti precisi all’associazionismo laico.
L’assenza di una documentazione originaria troverebbe una qualche spiegazione alla luce di quanto avvenuto in altre associazioni, ove pare che i più antichi documenti siano stati metodicamente distrutti oppure occultati dagli stessi Ordini per sfuggire ai rigori dei canoni fissati nel 1215 dal IV Concilio Lateranense e nel 1274 dal II Concilio Lionese.
Altrettanto, per motivi anche diversi, potrebbe essere avvenuto nelle Compagnie se è vero che il primo documento conosciuto in cui si cita la Misericordia risale al 1321 ed attesta che, in quel momento, la Compagnia dispone dei capitali necessari per l’acquisto di una casa davanti al Battistero.
Rimane comunque intatta l’importanza del ruolo tradizionalmente attribuito a San Pietro Martire che è certamente colui che ha dato alla prima Misericordia la solidità dell’istituzione.
Anche i mezzi di trasporto si sono evoluti nel tempo. Inizialmente gli ammalati venivano trasportati con gerle o zane (ceste di forma leggermente ovale, fatte di sottili stecche d’ontano o d’altro legno intrecciate che venivano trasportate sulla schiena), poi in lettighe (simili alle attuali barelle), e successivamente in mezzi trainati da cavalli e poi vetture.
La Leggenda
Per tradizione, la nascita del Movimento delle Misericordie coincide con fondazione della Compagnia della Misericordia di Firenze per opera del frate domenicano Pietro da Verona.
A fianco di questa ricostruzione documentale esiste una diversa tradizione popolare.
Secondo la leggenda, l’iniziatore della Compagnia della Misericordia sarebbe un certo Piero di Luca Borsi, che lavorava a Firenze come facchino per conto della potente Arte della Lana. Un gruppo di questi facchini, fra cui Piero, aveva l’abitudine, fra un viaggio e l’altro, di rinfrancarsi presso la Buca degli Adimari, una mescita di vino nei pressi della cattedrale.
Le discussioni erano inevitabili e frequenti. Forse per la stanchezza, forse per il vino, certamente per ignoranza, i compagni di Piero si lasciavano andare alla bestemmia del nome di Dio. Piero che era uomo molto devoto, rimproverava questo comportamento dei compagni senza però ottenere alcun risultato.
Ebbe l’idea, allora, di proporre ai compagni di istituire il pagamento di una multa ogni qual volta uno di essi bestemmiasse. La proposta venne accettata e dopo qualche tempo, la somma, costituita dal versamento delle multe, raggiunse una cifra considerevole. Propose, quindi, ai compagni di comprare, con quei soldi, sei ceste da portare a spalla, dette “zane”, con le quali andare a raccogliere i malati della città accompagnandoli agli ospizi dove sarebbero stati curati. I compagni accettarono e stabilirono un compenso per ciascuno dei viaggi che avrebbero effettuato. Così, secondo il sentimento popolare, ebbe inizio la Compagnia della Misericordia
La Leggenda Popolare di Piero di Luca Borsi continua a riscuotere un immutato successo fra i fratelli delle numerose Misericordie che da allora si sono diffuse in tutta l’Italia e nel mondo. La tradizione popolare sembra aver disegnato, inconsapevolmente, attraverso la metafora della leggenda, il profilo di cosa voglia dire partecipare all’esperienza delle Misericordie.